Una distesa di foglie a cinque punte. E sullo sfondo il Vesuvio, una variante della classica cartolina da Napoli. Al posto del pino di Posillipo, rigogliose piante di canapa sativa alte tre metri. Si tratta della cannabis industriale, cugina «legale> dell’indica, una storica coltivazione italiana che negli ultimi anni sta tornando nelle nostre campagne favorita anche da una nuova legge che chiude i conti con la demonizzazione da sostanza stupefacente e apre a un vasto elenco di applicazioni industriali: dalla bio-edilizia alla produzione di birra, dalle farine per pasta e pane ai tessuti, dall’olio alla carta, dalle corde ai farmaci, dai cosmetici alle batterie energetiche.-

Un progetto cooperativistico  e di filiera corta per un  adeguato sviluppo imprenditoriale che parte dal desiderio di reintrodurre la coltivazione della canapa partendo dalla nostra regione ed espandendoci a quelle vicine, rivisitando un’antica tradizione in chiave moderna. 

La superficie dei campi ad oggi utilizzati per la coltivazione si estende su oltre 90 ettari in varie regioni d’Italia, ettari che hanno reso possibile un raccolto  di oltre 700 quintali di semi, oltre canapulo. Ogni anno, riusciamo a produrre un quantitativo di semi, in linea con la media europea che è di circa 8 quintali ad ettaro.

UN PROGETTO PIONERISTICO NELL’AMBITO DELLA CANAPA SATIVA IN ITALIA.
FRANCESCO MUGIONE